Per quanto Stahlwerk restino fedeli al loro originalissimo stile tra jazz e minimal music, è la voglia di sperimentare che predomina nei loro concerti, in una continua ricerca di nuove vie d’espressione. Senza scalette e senza regole a indicare la rotta in questo cosmo musicale, durante la performance spariscono i confini tra composizione e improvvisazione.
Il pubblico prende parte a uno spontaneo processo creativo mentre i musicisti, celebrando il presente, interagiscono liberamente tra loro ma anche con il proprio materiale musicale. Ogni concerto diventa un’unica e irripetibile spedizione collettiva, il cui esito è incerto.
Le composizioni, che servono alla band come materiale grezzo per le loro creazioni dal vivo, sono del pianista basilese Dominic Stahl, che ha trovato spiriti affini nel batterista bernese Tobias Schmid e nel bassista ticinese Francesco Rezzonico. “Grund”, il primo album in studio del gruppo, è pubblicato nel 2016, dopo anni di rodaggio nei club e nelle sale da concerto europee. L’ultima fatica del gruppo (2020) si ripropone di catturare su disco l’originale modo di suonare dal vivo del trio, in una serie interconnessa di paesaggi improvvisati e composizioni reinventate.